Viaggiatore immaginario, ragionamenti… concreti e condivisibili
In 3 Aprile 2017 da redazionePubblichiamo ampi stralci di un interessante articolo di Andrea Bocconi da “Il Fatto Quotidiano”:
Propongo la presentazione di un libro nella libreria Viaggiatore Immaginario di Arezzo, Gianpiero il libraio risponde ironico: “Se ci saremo ancora! Il problema non sono gli ebook – che non soppiantano la carta – il problema è Amazon. Se il libro arriva in un giorno, come faccio io che devo affidarmi a distributori? Se il libraio non vende non potrà assumere un commesso, non immetterà nell’economia locale i suoi guadagni, che finiscono altrove. Chi compra tutto in Internet per risparmiare non si stupisca delle serrande abbassate, della perdita di posti di lavoro, della desertificazione del centro storico. Forse quando licenzieranno un parente per il calo degli affari si farà delle domande”.
Sono d’accordo con Gianpiero, penso che abbia ragione. Alle sue parole aggiungo che ci sono anche altre buone ragioni per entrare in libreria: un librario competente i libri te li propone, li cerca se non li ha, discute con te di letteratura, fa delle scelte. Allarghiamo il campo: un faraone che voleva scoprire quale era la lingua che i neonati avrebbero parlato se nessuno gliele ne avesse insegnata una fece un esperimento. Dei neonati erano accuditi e nutriti, ma nessuno gli parlava. Non parlarono nessuna lingua, e parecchi morirono.
(…) Che c’entra tutto ciò con le librerie?
E’ parte di un processo ampio di deumanizzazione del commercio, con grandi concentrazioni monopolistiche e multinazionali che strangolano realtà piccole. Cosa si può fare? Utilizzare Amazon certo, ma non sempre: abbiamo sempre fretta? Se cerchiamo un libro straniero o un libro che il libraio non ha perché mal distribuito, allora compriamo su Amazon: è una grande opportunità.
Altrimenti facciamo due passi e lasciamoci catturare da una vetrina intelligente.
Ma proponiamo una nuova professione (in realtà antica): c’è il counselor per l’educazione, per l’azienda, il counselor filosofico, il life coach, il mental coach degli sportivi.
(…) E allora perché non formalizzare ciò che il bravo libraio ha sempre fatto?
Dare consigli diversi a lettori diversi, che arricchiscano la loro vita e leniscano le pene dell’anima: un angolo della libreria potrebbe essere riservato a questa funzione preziosa, tipo Lucy col suo aiuto psichiatrico a 50 centesimi.
Basta chiamare il libraio bravo “book counselor” e la gente affollerà la libreria.
Per chi è interessato alla lettura integrale dell’articolo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/02/entrare-in-libreria-e-un-atto-politico/3493206/
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