Lettera aperta di un libraio al presidente Monti
In 3 Febbraio 2012 da redazione
Lo stato dell’economia italiana tutta non è certo tra i più rosei, e il difficile momento si riflette naturalmente anche sulle librerie.
Una interessante riflessione viene portata da un libraio Trieste, Paolo Deganutti, che in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Monti, interpreta il pensiero dei librai indipendenti:
Signor Presidente,
Sul Corriere della Sera Lei dichiara:”Da sempre lavoro perché l’ Italia somigli il più possibile alla Germania”. L’ ammirazione per il mondo tedesco è condivisibile e, a mio parere, particolare per la confinante Austria – con cui Trieste ha storici legami- dove, pur essendo un piccolo paese privo di poderoso apparato industriale, si è sviluppata un’ economia sociale di mercato a cui si è saputo unire il rispetto per la tradizione.
Nei suoi viaggi europei lei avrà certamente visitato le librerie tedesche. E avrà notato che in Germania e Austria non viene praticato alcuno sconto sui libri perché è vietato per legge ( in Francia e Spagna lo sconto massimo consentito è del 5%). Ciò nonostante “ I giovani tedeschi amano leggere “ come titolava il quotidiano economico Italia Oggi del 7 gennaio riportando una autorevole ricerca, non solo, ma “quasi nessuno di loro sceglie l’e-book” elettronico ma preferisce la carta. In Italia invece, dove da anni si sono introdotte nel mondo del libro tecniche di marketing da supermercato con sconti e offerte speciali a raffica, i giovani leggono molto poco e i lettori sono addirittura calati mentre restiamo da anni al terz’ultimo posto in Europa quanto a lettura di libri nonostante le superofferte. Come professore di economia ha certamente ben presente la stretta correlazione fra indice di lettura di un paese e il suo PIL ed è per questo che paesi importanti come Germania, Francia, Spagna, Austria hanno severamente regolamentato gli sconti sul mercato del libro ritenuto strategico per consentire lo sviluppo di una rete di librerie indipendenti, garanzia di diffusione della cultura e di pluralismo. Evidentemente la diffusione della lettura non è una questione di sconti che, in realtà, in Italia vengono praticati su prezzi civetta gonfiati apposta dagli editori che hanno facoltà di imporre il prezzo stampandolo sulla copertina. I libri potrebbero costare di meno tutto l’ anno se i prezzi non inglobassero i costi di campagne commerciali a suon di sconti con cui è stato drogato il mercato da anni, senza alcun risultato positivo.
Molti pensano che i libri nelle librerie siano in deposito mentre in realtà sono acquistati presso editori e distributori con sconti che per il libraio indipendente sono anche della metà di quelli praticati alle Catene e alla Grande Distribuzione. Vi è libertà di concorrenza se alle librerie indipendenti lo sconto è del 25% e alle Catene del 50%? Nel suo primo decreto SalvaItalia si legge che sono considerate casi di pratica commerciale sleale le condizioni commerciali praticate da produttori e distributori che discriminino farmacie e parafarmacie (i farmaci hanno il prezzo imposto come i libri).
Che dire invece delle condizioni commerciali che discriminano fra Librerie Indipendenti e Catene, Grande Distribuzione e Internet? Si arriva al doppio di margine. Dove va a finire la pari opportunità? Come può un giovane aprire una libreria se si trova subito strangolato dalla concorrenza di Catene e supermercati a suon di sconti che nel suo caso assorbono più di metà del margine e addirittura lo superano nel caso dei testi scolastici e universitari? Quando lei, signor presidente, gira nei grandi paesi europei potrà trovare librerie con giovani preparati e sereni anche nei piccoli centri mentre da noi le librerie indipendenti si stanno estinguendo. Giovani librai sereni perché in Germania, oltre al divieto di sconto, non è consentito che un Editore diventi dettagliante aprendo una Catena di librerie in concorrenza con quelle indipendenti. Si pensi a Mondadori, che da solo detiene oltre un terzo del mercato librario che ha oltre 550 punti vendita affiliati: ha forse difficoltà a praticare lo sconto del 15% ai lettori, massimo consentito dalla legge italiana, facendo concorrenza alle librerie indipendenti che rifornisce a condizioni più sfavorevoli Ma si pensi anche alle Feltrinelli, alle Giunti e Ubik legate al gruppo Longanesi. In realtà il mercato del libro italiano è gestito a livello di produzione, distribuzione e dettaglio da un oligopolio di pochi grandi gruppi editoriali. Mondadori, Rizzoli, LonganesiGEMS-Giunti, Feltrinelli. In altri paesi questo non sarebbe consentito e visto come una minaccia al pluralismo e alla libera concorrenza. In Italia invece il mercato del libro è sostanzialmente bloccato dai grandi gruppi editoriali e dai loro distributori.
In Italia è consentito che Editori facciano i dettaglianti così come lo fanno Grossisti e Distributori, anche via Internet. E’ chiaro che avendo i libri a prezzo di produzione o di grossista possono fare una concorrenza spietata eliminando le librerie indipendenti, ed anche i giovani entusiasti che vorrebbero aprirle, mirando al controllo totale di un mercato strategico come quello culturale. Una libreria di catena o un distributore via Internet hanno bisogno di poco personale: una libreria indipendente di molto, qualificato e più costoso.
La prego, Signor Presidente, di far somigliare – magari per decreto- il mercato del libro italiano a quello tedesco: Editori, Grossisti e Librai che facciano ognuno il suo mestiere senza invasioni di campo con pari opportunità e uguali condizioni commerciali, niente sconti ma prezzi bassi tutto l’ anno se non su tutti i libri almeno sulle novità degli ultimi 9 mesi.
Otterrà un ribasso generale dei prezzi di copertina, una rete capillare di librerie e una moltiplicazione di posti di lavoro per giovani culturalmente preparati ma disoccupati come ero io quasi 40 anni fa.
E non costerà niente allo Stato.
Trieste 11/1/2012
Paolo Deganutti
Libreria Luigi Einaudi Trieste
Membro del Comitato di Presidenza Nazionale dell’ ALI (Associazione Librai Italiani)
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