La lettura raggiunge quota 41
In 28 Marzo 2018 da redazioneRiprendiamo ampi stralci di un articolo di Giovanni Peresson, apparso su GdL-online:
Il mercato cresce (+5,8%……Amazon compreso), la lettura di libri (esclusi e-book e audiolibri) è stabile.
Dal 40,5% del 2016 sale al 41,0% del 2017 (mezzo punto in più di penetrazione nella popolazione 6+), con una crescita del +1,3%.
Sono questi i dati anticipati da Istat in occasione dell’incontro «No(d)i: leggere i dati, le abitudini di lettura degli italiani e il mercato del libro» che si è tenuto venerdì 23 a Bookpride 2018.
Tutti i dati confermano quanto già sappiamo del mercato della lettura in Italia: leggono più le donne (47,1%) degli uomini (34,5%); nella fascia degli 11-14enni troviamo i livelli maggiori di lettura di libri (oltre il 55%); nel 2017 la crescita sembra esser stata guidata dai lettori deboli (+2,5%).
La domanda che in realtà dobbiamo porci sempre di più nel ragionare su questi dati è: «di quale lettura stiamo parlando»? Cosa si intende cioè oggi con l’espressione «leggere un libro»? È necessario domandarsi se la lettura (di soli libri) fatta nel tempo libero esaurisca la rappresentazione che abbiamo oggi della domanda di lettura proveniente dalla società, del suo declinarsi su formati editoriali (e non parliamo di quelli digitali) sempre più eccentrici rispetto alla tradizionale forma libro (tendenzialmente di narrativa più o meno letteraria, di saggistica più o meno di cultura).
Se quel numero (41,0%) e quella domanda «ha letto almeno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti» esauriscano le nuove modalità di lettura, le nuove dimensioni autoriali che stanno emergendo (il riferimento agli autori youtuber è in qualche modo scontato).
L’impressione è che ci sia una parte non emersa anche rispetto alla lettura di libri, e che Istat stessa recupera poi in domande successive rispetto alla semplice richiesta se si è letto o meno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti.
(…)
Per questo credo che oltre quel 41,0% di lettori (di libri), ce ne siano altri che già nel non percepirsi come lettori rendono più difficile – a chi i libri li pensa, li fa e li distribuisce – il lavoro quotidiano, venendo meno la consapevolezza che leggere è anche disporre di uno strumento in più per risolvere i piccoli problemi della vita quotidiana.
Per leggere l’articolo completo:
www.giornaledellalibreria.it
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