E il maestro inventò il… Bibliomotocarro!
In 26 Luglio 2013 da redazioneDa Panorama.it un interessante articolo di Marina Jonna:
In Basilicata il maestro Antonio La Cava, ora in pensione, ha trasformato in libreria ambulante la sua Ape celeste, chiamandola il “Bibliomotocarro”: i lati sono due vetrine, all’interno è attrezzata con scaffali su cui ci sono centinaia di libri.
Il tetto, realizzato con tegole e comignolo, sta a indicare un chiaro messaggio: la disaffezione nei confronti del libro, che spesso inizia a scuola, si afferma e si consolida in casa e in famiglia. Ed è proprio da qui che bisogna iniziare ad avvicinare i nostri figli al piacere di leggere.
Questa iniziativa è frutto anche della sua innata voglia di sentirsi un po’ “maestro di strada” e della sua convinzione che le pareti delle aule fossero spesso troppo strette e che ci fosse per la scuola di cercare “fuori” quello che “dentro” non c’era; oltre a nascere anche dai suoi ricordi d’infanzia, dove l’unico modo di reperire dei libri era quello di aspettare il Bibliobus: una sorta di biblioteca ambulante che girava i paesini dove la biblioteca comunale non esisteva.
Da qui l’idea e la scelta di un mezzo mezzo popolare, umile, semplice: le qualità giuste perché l’idea risultasse vincente. Il Bibliomotocarro, infatti, è a dimensione di bambini, li mette a loro agio e avvicina loro i libri così tanto da creare una sorta familiarità, dimestichezza, amicizia: una rivoluzione, insomma, nel campo della promozione della lettura pensando a come il libro viene spesso visto e vissuto.
E così maestro di scuola elementare tutte le settimane gira i paesini della Basilicata: arriva nella piazza principale e si fa annunciare dal suono di un organetto. Qui lo aspettano i bambini che corrono a scegliere il loro libro e iniziano subito a leggerlo.
E per stimolare la loro creatività, prima di ripartire, il maestro apre il suo libro bianco.
“L’idea nacque a San Mauro Forte, un paesino della collina materana; con una quindicina di ragazzi della scuola secondaria di 1° grado eravamo intenti a scegliere ognuno il libro desiderato quando una fanciulla chiese: “Maestro, e se i libri li scrivessimo noi?”
“Lì per lì rimasi sorpreso, ma nei giorni successivi ci pensai molto e arrivai alla conclusione che c’era un bisogno diffuso non solo di raccontare, quanto di raccontarsi”, spiega La Cava. E così acquistò 200 “libri bianchi” e li mise a disposizione dei suoi piccoli amici. “Sono richiestissimi, i bambini scrivono quello che vogliono e , quando me lo restituiscono, il libro finisce nelle mani di altri bambini che continuano la loro storia o ne scrivono altre. E sono sempre meravigliose”.
Dopo i primi anni di quasi anonimato, l’iniziativa si è allargata fino ad arrivare al progetto Amico Libro dove il piccolo Bibliomotocarro entra nelle scuole a promuovere l’importanza della lettura, non come obbligo ma come piacere.
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