Vendita dei libri: meglio le indipendenti dei megastore
In 25 Settembre 2012 da redazioneDal web alcuni stralci di un interessante articolo che conferma quanto ci viene riportato ormai da tempo dai nostri clienti:
Sorpresa: romanzi, saggi e poesie si vendono meglio nei negozi di quartiere. In crisi sono invece i megastore dell’editoria.
Ecco le ragioni e i protagonisti di una rivoluzione in atto. Non solo in Italia.
Per comprare un libro ci vuole fiducia. Ai tempi della crisi è sull’affidamento al libraio che si basa il futuro dell’editoria. Oggi chi sceglie una novità, saggio o romanzo che sia, non vuole fare passi falsi, acquisti sbagliati. «Sono disposto a spendere cinque euro in più pur di ricevere il consiglio giusto, piuttosto che comprare un libro in saldo rischiando di portare a casa un volume che non corrisponde alle mie aspettative o ai miei interessi» dice Claudio, 54 anni, insegnante romano, lettore “forte” secondo la media italiana (nel senso che compra tra i 10 e i 12 libri l’anno) tornato a fare acquisti dal libraio sotto casa dopo l’esperienza pluriennnale dei megastore. La storia di Claudio è esemplare: «Guadagno meno di duemila euro al mese. Ne destino cento, qualche volta centocinquanta ai consumi culturali, tra libri, cinema, dischi, concerti. Prima di spenderli, devo aver la certezza di fare un acquisto giusto. Nei megastore, magari ti fanno lo sconto, e puoi anche sfogliare a lungo il libro, ma se chiedi un consiglio per un testo sull’India i commessi si limitano a indicarti il reparto viaggi in fondo a sinistra».
(…) MODELLO DAUNT L’esempio più eclatante arriva dall’Inghilterra. Per risanare il colosso Waterstones, 300 megalibrerie, 4.500 dipendenti, un business di oltre 500 milioni di sterline, ma con vendite in caduta libera per la concorrenza di Amazon, il proprietario, il miliardario russo Alexandre Mamut, ha chiamato non un tagliatore di teste ma un libraio indipendente, James Daunt. Dopo il successo della sua prima libreria, in auge da 22 anni in Marylebone High Street a Londra, il modello Daunt si è imposto, partendo da appena cinque punti vendita che però hanno tenuto testa ai megastore della capitale inglese. L’uovo di Colombo? La vecchia idea di libreria che ha come fulcro la competenza del librario. Proprio lui: in carne, ossa e neuroni.
(…) Ed è stato Daunt il primo a capire e teorizzare che per la vendita di un libro non è decisivo il prezzo, ma il libraio.
CONSIGLIO E “SCONSIGLIO” In Italia l’allarme è scattato con le montagne di libri invenduti nei megastore (…)
Che in libreria non si compra più in maniera generalizzata è anche la tesi di Romano Montroni, una specie di mago del nostro mercato editoriale (…) “Per stare sul mercato bisogna essere preparati. I negozi che hanno saputo reggere alla crisi sono quelli che danno un certo servizio. I cinque milioni di lettori forti che ci sono in Italia vanno dove trovano assistenza».
Il trend è globale. Prendiamo le vendite dei libri in Francia: negli ultimi otto anni sono aumentate del 6,5 per cento, soprattutto grazie alla rete di librai di quartiere.
LA MUTAZIONE DELLE CATENE E le librerie di catena come reagiscono? C’è stato, recentemente il caso della Mondadori di Napoli: chiusa a pochi mesi dall’apertura. Si dice che l’omonimo gruppo editoriale ne stia traendo una conclusione: puntare sulle librerie di quartiere, ma anche trasformare i megastore (…) «In quello di piazza Duomo a Milano abbiamo dato il via a iniziative come Cook&Books, un intero piano dove libri di cucina sono affiancati da utensili e dove c’è una vera scuola di cucina».
Il fenomeno in corso nelle grandi catene è appunto quello di una mutazione genetica. Finora Feltrinelli, Mondadori, Coop, Giunti, hanno venduto per il 70 per cento libri, per il 20 per cento gadget, per il 10 per cento cibo: adesso si riparte dal libro ma per ridefinire e ampliare l’offerta.
(…) Conclude Alberto Galla, presidente dei librai italiani e titolare di una storica libreria a Vicenza: «Da una parte stiamo constatando che qualsiasi libreria di medie o piccole dimensioni non può avere un assortimento universale. E quindi dovrà differenziarsi per sopravvivere. È una chance e tutti lavorano a questo. Dall’altra i megastore, le grandi cattedrali costruite in questi anni, diventeranno altro: luoghi dove si mangia, si beve, ma dove si venderanno meno libri».
Per chi volesse approfondire, rimandiamo alla lettura dell’articolo completo al link:
http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_news.asp?tipoord=news&id_contenuto=3732302
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